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Strada senza uscita

Бесплатный фрагмент - Strada senza uscita

Итальянский язык B1

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STORIA

Storia di due amici, legatissimi fin dai tempi del liceo, che si allontanano a causa dell'amore per la stessa donna. Da adulti si ritroveranno a Minsk, in un'altra parte del mondo, dove uniranno i loro talenti per la musica e la scrittura. Da questo sodalizio artistico nascerà un brano musicale di successo che li proietterà nelle classifiche discografiche mondiali. L'illusione della fama e del denaro li allontanerà definitivamente, fino all'ultimo tradimento e alla tragica conclusione.

Ringraziamenti

Per quanto riguarda gli ringraziamenti per il dovere di menzionare  Igor Bobovich  per la sua paziente e competente opera di traduzione dei termini del glossario dall'italiano al russo.

Capitolo 1

IL RISVEGLIO

Un rumore sordo e di colpo aprii gli occhi: un frenetico brusio arrivava dalla strada, ma era una lingua strana, dal forte accento, che inutilmente cercavo di capire, di tradurre. Forse stavo ancora sognando. Ma fu solo un attimo è questo pensiero era già svanito .

Adesso potevo fare solo una cosa: alzarmi, raggiungere la cucina e prepararmi un buon caffè. Svogliatamente arrivai in cucina, istintivamente guardai il vecchio orologio alla parete e notai, con disappunto, che erano ancora le sette di mattina. Provai ad affacciarmi alla finestra, facendo attenzione a spostare delicatamente le tendine per evitare di essere scoperto ma, con mia grande sorpresa, vidi che la strada era vuota, quasi deserta. Solo qualche ombra si aggirava in lontananza intenta a raggiungere la fermata del tram dall’altra parte della strada.

Non riuscivo a crederci. Di quelle urla femminili era sparita ogni traccia. Mi arresi all’evidenza e mi affrettai a preparare il caffè seguendo il solito rituale. Quando quel liquido nero e cremoso fu pronto, mi sedetti con la tazzina fumante ancora in mano e lentamente iniziai a guardarmi intorno. Solo allora mi resi conto che ogni parete della casa era tappezzata con un’orribile carta da parati di colore giallo tenue. Chiusi gli occhi e con il pensiero abbandonai rapidamente quella casa per dirigermi, aiutato dai ricordi, verso quella distesa di sabbia color oro e quel mare azzurro che avevano allietato gran parte della mia gioventù in Italia.

Ancora non conoscevo esattamente il motivo che mi aveva spinto a fuggire da quei luoghi splendidi e cercare rifugio nell’est Europa, a Minsk. Qui avevo trovato una nuova casa e una vera famiglia che mi aveva accolto senza fare troppe domande. Ora questo posto mi sembrava come un deserto di ghiaccio, immenso e sconfinato, completamente aperto ed esposto a tutte le intemperie, con la costante presenza di un vento forte e gelido che soffiava e urlava perennemente sulle finestre delle case.

A quasi cinquant’anni ancora mi illudevo di diventare un grande romanziere mentre, in realtà, mi ero trasformato in un anonimo scrittore ombra, un ghost writer, pagato per scrivere articoli e storie, che poi sarebbero stati firmati da altri. Tra l’altro era un lavoro pagato poco e male, ma che mi permetteva di restare a galla e di sopravvivere, almeno fino a quando avrei avuto il coraggio di farla davvero finita con quella inutile esistenza.

Riguardai l’orologio e vidi che il tempo era trascorso velocemente: ormai erano già le otto di mattina e non avevo ancora acceso il computer. Dovevo rimettermi subito a lavorare perché avevo ancora tante cose in sospeso da finire; ma prima di immergermi nella routine quotidiana decisi di prendermi ancora qualche minuto per leggere le ultime notizie e qualche e-mail. La mia coscienza mi avvertiva che non potevo perdere altro tempo per trastullarmi nei miei inutili e malinconici pensieri: dovevo assolutamente finire la correzione della bozza sulla nuova riforma pensionistica.

Al momento di accettare l’incarico sapevo che sarebbe stato un lavoro lungo e noioso ma, in ogni caso, mi avrebbe permesso di mangiare e pagare le bollette per i prossimi tre mesi. Non potevo rifiutare anche perché ero già in arretrato con l’affitto della mia stanza. Olga, la gentile proprietaria dell’appartamento dove vivevo, quando mi vedeva triste e sconsolato, cercava di tirarmi su il morale, ripetendomi, nel suo incerto italiano: «Roberto, non preoccuparti dell’affitto, sono sicura che tutto si risolverà presto.» Desideravo farmi perdonare per tutti quei ritardi che, ormai, stavano diventando una cattiva abitudine e pensai di invitarla a cena o di comprarle dei fiori, di quelli che lei amava tanto: le rose rosse.

Olga era una donna dolce e gentile e aveva grandi occhi a mandorla, che tradivano le sue origini usbeche. Era nata in un’ex repubblica che un tempo apparteneva alla vecchia Unione Sovietica, ma ci teneva a puntualizzare che la sua mamma aveva origini russe e che, per metà, anche lei si sentiva russa. Da poco aveva superato la quarantina ma la sua bellezza non era ancora del tutto sfiorita: si vedeva che amava tenersi in forma; aveva il viso e le mani curate, i suoi capelli sempre in ordine.

Mi aveva raccontato la sua triste storia. Era stata sposata con uno straniero per oltre venti anni, un egiziano che aveva lavorato a Minsk come professore universitario e con il quale aveva avuto tre figli. Le prime due figlie ormai erano grandi, rispettivamente di diciotto e quattordici anni, mentre l’ultimo figlio, il maschio, aveva appena compiuto undici anni. Il marito l’aveva lasciata ed era andato via di casa due anni prima del mio arrivo: le aveva detto di sentirsi stanco di quella vita familiare, della monotonia di una città che, dopo tanti anni, ancora non riusciva a capire.

In realtà il marito non aveva mai sopportato lo stile di vita occidentale ostentato, in tutti quegli anni, dalla moglie bielorussa e, all’improvviso, aveva deciso di tornarsene al Cairo, subito dopo avere accettato l’offerta di lavorare come consulente presso il Museo egizio ma portando via con sé le due figlie più grandi. Olga, alla scoperta del rapimento delle figlie, dopo lo shock iniziale, aveva fatto di tutto per tentare di fermare il marito, ma tutto era stato vano e nemmeno la denuncia alla polizia aveva sortito alcun effetto concreto. Con il tempo si era arresa e adesso si dedicava con tutte le energie a far crescere l’unico figlio che era rimasto con lei: il piccolo Amir.

Mentre riflettevo sulla forza d’animo della mia padrona di casa decisi di aprire la posta elettronica e, immediatamente, il mio sguardo fu catturato da una stringata frase «Massimo, il tuo vecchio amico.» Rimasi come paralizzato per alcuni secondi; quel nome «Massimo», il mio vecchio compagno di liceo, mi riportava con la mente ad un lontano passato quando, a sedici anni, si pensa di avere il mondo tra le mani. Era trascorso tanto tempo dall’ultima volta che avevo avuto sue notizie e mi affrettai ad aprirla, sperando che contenesse qualche bella notizia.

Lessi voracemente il contenuto di quell’e-mail: era proprio Massimo che, con il suo stile inconfondibilmente ironico, mi raccontava di non essere riuscito a realizzare i suoi sogni di artista e che aveva sperato fino all’ultimo di poter diventare un cantante famoso. Alla fine si era arreso, aveva messo da parte la sua chitarra ed era tornato ad un “lavoro normale”. Aveva capito che il suo irrealizzabile sogno lo avrebbe condotto su di una strada senza uscita. Mi aveva allegato una sua fotografia dalla quale, a stento, riuscivo ancora a riconoscerlo e mi chiedeva di fare altrettanto e di fargli sapere come me la passavo e se, in un prossimo futuro avremmo avuto occasione di rivederci dopo così tanto tempo.

Mi affrettai a rispondere cercando di scegliere con cura le parole e, quando fui soddisfatto del risultato, gli allegai la mia foto più recente, quella stessa foto scattata da Olga durante l’ultimo Natale. Nel momento stesso in cui decisi di premere il tasto “invio”, come in un flash back, mi tornarono alla mente gli anni del liceo.

GLOSSARIO 1

Avverbio/ Наречие = avv.

Verbo / Глагол = v.

Modo di dire / фигура речи = m.d.

Aggettivo / прилагательное = agg.

Sostantivo = s. m.

(существительное мужского рода)

Sostantivo = s. f.

(существительное женского рода)


rumore sordo (m.d.) =rumore di debole intensità

Приглушённый шум

frenetico brusio (m.d.) = chiacchiericcio

Болтовня, невнятный говор

svanire (v.) = scomparire

Пропал, исчез

svogliato (agg.) — svogliatamente (avv.) =

senza voglia / pigro

Вяло, лениво

disappunto (s. m.) = rammarico

Досада, сожаление, раздражение

aggirarsi (v.) = trovarsi in un luogo

Бродить, передвигаться

sparita ogni traccia (m.d.) = scomparire

Исчезли бесследно

rendersi conto (m.d.) = accorgersi di qualcosa

Я осознал, понял, заметил (что-то)

tappezzare (v.) = ricoprire / rivestire

Оклеены (обиты, обтянуты)

allietare (v.) = divertire / deliziare

Радовали = развлекали / доставляли наслаждение

sconfinato (agg.) = senza limiti /senza confini

Безграничный, беспредельный

restare a galla (m.d.) = sopravvivere

Оставаться на плаву, выживать

cose in sospeso (m.d.) = cose da fare

Незавершенные дела

trastullarsi (v.) = divertirsi

Развлекаться, забавляться

puntualizzare (v.) = precisare

Уточнять, отмечать

ostentare (v.) = mettere in mostra

Открытый, напоказ

vano (agg.) = inutile

Напрасно, бесполезно

forza d’animo (m.d.) = carattere /personalità

Сила духа

stringata frase (m.d.) = frase corta

Короткая фраза

vorace (agg.) — voracemente (avv.) = avidamente

Жадно, взахлёб

Упражнение 1

Ответьте на следующие вопросы.


(Esercizio 1: Rispondi alle seguenti domande:)


1 — In quale città si trova il protagonista della storia?


__________________________________________


2 - Di quale nazionalità è il protagonista della storia?

_________________________________________

3 - Quale lavoro fa il protagonista?

_________________________________________

4 - Come si chiama la donna che affitta la stanza

al protagonista?

_________________________________________

5 - Qual è la nazionalità di questa donna?

_________________________________________

6 - Cosa è successo ad Olga e alla sua famiglia?

_________________________________________

7 - Il protagonista ricevette. Come si chiama questo

vecchio amico?

_________________________________________

8 - Cosa scrive Roberto al suo amico italiano?


_________________________________________

Упражнение 2

Впишите определенный или неопределенный

артикль.


Esercizio 2: (Aggiungi gli articoli determinativi

o indeterminativi)


In realtà ____ marito non aveva mai sopportato ____ stile di vita occidentale ostentato, in tutti quegli anni, dalla moglie bielorussa e, all’improvviso, aveva deciso di tornarsene al Cairo, subito dopo aver accettato ___’offerta di lavorare come consulente presso ____ Museo egizio ma portando via con sé ___ due figlie più grandi.

Olga, alla scoperta del rapimento delle figlie, dopo ___ shock iniziale, aveva fatto di tutto per fermare ___ marito, ma tutto era stato vano e nemmeno ___ denuncia alla polizia aveva sortito alcun effetto. Con ___ tempo si era arresa e adesso si dedicava con tutte __ energie a far crescere ___ ’unico figlio che era rimasto con lei: ___ piccolo Amir.

Упражнение 3

Поставьте глаголы, данные в скобках, в подходящую

форму (passato remoto или imperfetto).


Esercizio 3: (Trasforma i verbi al passato remoto

o imperfetto)


__________ (riguardare) l’orologio e ____ (vedere) che il tempo era trascorso velocemente: ormai ______ (essere) già le otto di mattina e non _______ (avere) ancora acceso il computer. Dovevo rimettermi subito a lavorare perché ________ (avere) tante cose in sospeso da finire; ma prima di immergermi nella routine quotidiana _________ (decidere) di prendermi ancora qualche minuto per leggere le ultime notizie e qualche e-mail. La mia coscienza mi avveriva che non _______ (potere) perdere altro tempo per trastullarmi nei miei inutili e malinconici pensieri: _________ (dovere) assolutamente finire la correzione della bozza sulla nuova riforma pensionistica.

Упражнение 4

Впишите подходящие предлоги.


Esercizio 4: (Completa le frasi con la preposizione corretta!)


Era tempo ___ agire e il lavoro poteva aspettare ancora qualche minuto. Mi affrettai ___ rispondere cercando ___ sceglire ___ cura le parole e, quando fui soddisfatto ____ risultato, gli allegai la mia foto più recente, quella stessa foto scattata ___ Olga durante l’ultimo Natale. ____ momento stesso ___ cui decisi ___ premere il tasto «invio», come ___ un flash back, mi tornarono ______ mente gli anni ____ liceo.


Упражнение 5. Впишите соответствующие наречия


Esercizio 5: (Inserisci l’avverbio corretto!)

Aggettivo Qualificativo / Avverbio di Modo


1.dolce / dolcemente

2.forte

3.giusto

4. rumoroso

5.confuso

6.allegro

7.felice

8 completo

9.parziale

10.silenzioso

11.parziale

12.sicuro

Capitolo 2

GLI ANNI DEL LICEO

Ero un ragazzo di sedici anni che ogni giorno percorreva a piedi la strada per andare a scuola, cercando di evitare di passare per il centro. Spesso mi fermavo su di una panchina del lungomare di Salerno per ammirare i bellissimi promontori della costiera Amalfitana. A volte chiudevo gli occhi e accarezzato dal vento che trasportava la brezza mattutina restavo incantato ad ascoltare il canto dei gabbiani che, in cerca di cibo, si tuffavano voracemente nelle limpide e azzurre acque del mare.

Arrivato all’entrata della scuola, mi fermai e mi sedetti su di un piccolo muretto. Quello era il mio posto preferito, quasi strategico, perché da lì potevo vedere l’intera scuola e controllare l’arrivo dei miei compagni. Ormai mancavano solo pochi minuti al suono della «campanella» che avvertiva tutti noi studenti dell’imminente chiusura del cancello d’entrata a scuola quando, all’improvviso, giunse al mio orecchio il suono di una dolce voce familiare: «Ehi Roberto, sono felice di vederti, allora ci siamo proprio tutti questa mattina?». Ero girato di spalle ma quella voce l’avrei riconosciuta tra mille altre. Mi voltai lentamente, cercando di incrociare subito il suo sguardo e fu proprio in quell’istante che la luce di due grandi occhi azzurri illuminò il mio viso, così come accade ad un faro nella notte buia. Era Marina, la mia compagna di classe, che sedeva nel banco in prima fila.

Pensai tra me e me. «Perfetto, anche oggi Marina è venuta a scuola» ed immediatamente accennai ad un sorriso. Il mio sguardo si posò su quei lunghi capelli biondi, leggermente ondulati, che le cadevano perfettamente sulle spalle. Anche lei mi sorrise. Era incantevole come sempre e la sua bellezza, acqua e sapone, ogni volta mi apriva il cuore in due come un apriscatole. Sentivo le pulsazioni andare a mille, ma cercai di non incrociare lo sguardo dei suoi occhi. Infine, mi feci coraggio e provai a balbettare: «Ciao Marina, come va questa mattina, immagino che avrai studiato tutto il giorno, oppure ieri sera sei andata in giro a divertirti con le amiche?». Il mio primo desiderio fu quello di scoprire cosa avesse fatto il giorno prima. «Era stata impegnata sui libri di scuola oppure era uscita con qualche ragazzo, magari con qualcuno che conoscevo?».

La gelosia mi torturava dentro ma, fortunatamente, lei rispose esattamente nel modo che avevo sperato. «Purtroppo ieri niente divertimenti ma solo tanto studio con Marta. Oggi ci sono così tante interrogazioni che non avevo certamente la testa per fare altro». Marina non fece in tempo a finire la frase che, come un falco cattura le sue prede, arrivò la sua amica Marta che la prese per un braccio e la portò via, lontana da me. Mi dispiacque molto perché avrei voluto trascorrere altro tempo con lei, ma ebbi appena il tempo di vederle allontanare insieme, abbracciate, perdersi in mezzo alla folla degli altri studenti che, nel frattempo, avevano riempito l’atrio della scuola.

Proprio in quell’istante il rombo di una moto in lontananza catturò la mia attenzione: era il tipico suono di una Vespa 50 con la marmitta truccata. Finalmente era arrivato anche il mio caro amico Massimo. Da lontano potevo chiaramente distinguere la sua inconfondibile figura: aveva lunghi capelli neri da vero hippy inglese, gli occhiali da sole Ray-Ban e la classica sigaretta Marlboro tra i denti. Con Massimo eravamo diventati grandi amici fin dai primi giorni di scuola ed eravamo anche gli ideatori degli scherzi più divertenti fatti al malcapitato di turno, sia che questo fosse un semplice studente oppure il professore più cattivo. In quegli anni non guardavamo in faccia a nessuno pur di divertirci.

Anche se abitavamo in città diverse e la lontananza ci costringeva a vederci troppo poco dopo la scuola, lo consideravo comunque un «vero amico», probabilmente all’epoca «il mio migliore amico». Era evidente a tutti che Massimo mi attraeva come una calamita: ero colpito dal suo modo di vestire, di parlare, di conquistare le ragazze, dei suoi modi anticonformisti. Con lui superavo tutta la mia timidezza. Lui era l’istrione del gruppo, sempre con il sorriso, la battuta pronta, mille idee originali nella testa. Lo vedevo come un gigante e, già allora, credendo nelle sue capacità artistiche, gli dicevo: «Massimo, tu un giorno diventerai un personaggio televisivo, un comico alla Valter Chiari, perché hai una comicità innata, sei un vero talento».

Massimo parcheggiò la sua Vespa 50 all’interno del cortiletto della scuola, proprio in prossimità della finestra della nostra aula, in modo che, con una semplice occhiata, potesse tenerla sotto controllo. Si avvicinò a me, mi prese per un braccio e, letteralmente, mi spinse ad attraversare il portone della scuola. Fu sufficiente questa semplice azione per ritrovarmi già in aula. Poi Massimo, con una mossa già studiata da tempo, dopo aver «dato un ultimo tiro» alla sua Marlboro, aprì la finestra e, con un semplice schiocco delle dita, l’allontanò da sé oltre il piccolo prato. Nel frattempo avevo iniziato a guardarmi intorno e, con mio grande stupore, mi accorsi che nessuno dei miei compagni era seduto al proprio posto, come se fossero tutti in procinto di iniziare una ribellione, una rivoluzione.

Si intuiva dai loro sguardi sorridenti che qualcosa di buono era successo e cercai di avvicinarmi alla cattedra del professore, lì dove si erano formati alcuni gruppetti di studenti che parlavano tra loro con voce insolitamente bassa. Fu tutto vano perché riuscii a distinguere solo tre parole: «Professore, malattia, supplente». Alla fine compresi il motivo di tanta allegra agitazione. Baglio, il nostro professore d’italiano, soprannominato «il professor terribile» a causa dei suoi modi poco gentili, quella mattina, sorprendentemente, era in ritardo: cosa molto inconsueta per lui perché non aveva mai saltato neppure una lezione durante i suoi vent’anni d’insegnamento.

«Ma dov’è finito il professore d’italiano?», chiesi ad alta voce, cercando di attirare l’attenzione su di me. Ma nessuno dei miei compagni seppe rispondere in maniera sufficientemente concreta. Istintivamente rivolsi il mio sguardo alla prima fila, verso il banco centrale dove, finalmente, potevo ammirare Marina, stretta nel suo jeans bianco attillato che metteva in risalto le sue forme perfette. Era uno spettacolo per i miei occhi perché potevo vederla di schiena, appena appoggiata sul suo banco, in precario equilibrio, intenta a parlare con la sua amica del cuore Marta e con le altre due ragazze del gruppo: Viola e Anna. Speravo che il mio nome fosse ricorrente nei suoi discorsi e pregavo perché girasse la sua testa verso di me: solo un piccolo istante, tanto da poter godere di quel suo sguardo intenso e, magari, strapparle un sorriso. Qualche volta, quando ero assalito dalla noia di un’inutile lezione, mi distraevo osservando Marina intenta a tirare fuori dallo zaino i quaderni e i libri e, trattenendo il fiato, restavo in attesa del suo pezzo forte: il diario rosa. Marina era una classica sedicenne degli anni ’80. Da lontano la guardavo scorrere velocemente quelle pagine e soffermarsi sulle foto dei «Duran Duran», un gruppo musicale molto di moda a quei tempi. Quella pagina, sicuramente la più curata di tutto il diario, era ripiegata in quattro parti e, di tanto in tanto, la vedevo concentrata ad ammirare il suo «Simon le Bon», il leader di quel gruppo.

Sulla copertina del diario Marina aveva disegnato un grande cuore, colorato di rosso solo per metà, con delle scritte a pennarello blu che non ero stato ancora in grado di decifrare. Ogni volta che cercavo di leggere quelle righe, era come se lei potesse percepire il mio sguardo e allora, velocemente, chiudeva le pagine del suo diario che finiva inesorabilmente in fondo allo zaino. All’improvviso, fece il suo ingresso in aula il nostro preside, il professor Fusco, il quale ci confermò che, per problemi personali, il professor Baglio non sarebbe venuto alle lezioni per tutta la settimana. Questo annuncio inaspettato ci rese particolarmente euforici e, con un semplice sguardo, io e Massimo eravamo già pronti ad organizzare “lo scherzo del secolo”, quello per cui le generazioni future avrebbero continuato a sentir raccontare, forse per sempre.

GLOSSARIO 2

avverbio/ Наречие = avv.

Verbo / Глагол = v.

Modo di dire / фигура речи = m.d.

Aggettivo / прилагательное = agg.

Sostantivo = s. m.

(существительное мужского рода)

Sostantivo = s. f.

(существительное женского рода)


promontorio (s. m.) = capo /punta

Мыс

brezza (s. f.) = vento leggero

Бриз, ветерок

faro (s. m.) = luce, fanale.

Mаяк, фара

vorace (agg.) = ingordo, insaziabile

Ненасытный, жадный

ondulato (agg.) = increspato

Волнистый, завитой

apriscatole (s. m.) = strumento che serve per aprire

scatole di latta

Консервный нож, открывалка

il falco cattura le sue prede (m.d.) =

azione veloce, improvvisa

Сокол набрасывается на свою добычу =

быстрое, внезапное действие

folla (s. f.) = grande quantità di persone concentrate

in un luogo

Толпа

atrio (s. m.) = ingresso, anticamera

Холл, вестибюль

rombo (s. m.) =rumore forte e profondo

Рёв, грохот

vespa 50 (s. f.) = moto popolare negli anni «80

Мопед, мотороллер

malcapitato (s. m.) =

persona che capita in un momento inopportuno

Появившийся невовремя

calamita (s. f.) = magnete

Магнит

istrione (s. m.) = esibizionista

Шутник, выскочка

dare un ultimo tiro (m.d.) =

aspirare il fumo della sigaretta per l’ultima volta

Затянуться в последний раз

schioccare le dita (m.d.) =

produrre un rumore secco e vibrante

Щелкать пальцами

essere in procinto di (m.d.) =

essere sul punto di fare qualcosa

Находиться в шаге от совершения какого-либо действия

saltare una lezione / un appuntamento (m.d.) =

non presentarsi

Прогулять урок, пропустить встречу

attillato (agg.) = aderente, stretto

Облегающий, узкий

precario equilibrio (m.d.) = instabile equilibrio

Шаткое равновесие

strappare un sorriso (m.d.) = sperare di far sorridere qualcuno

Надеяться, заставить улыбнуться или рассмешить

кого-либо

assalito dalla noia (m.d.) = pigrizia improvvisa

Мучимый скукой / внезапной ленью

Упражнение 6

Ответьте на следующие вопросы.


Esercizio 6: (Rispondi alle seguenti domande!)


1 — In quale città si trova, in questo secondo capitolo,

il protagonista della storia?


______________________________________________


2 — Come si chiama la ragazza di cui è innamorato

il protagonista?


_______________________________________________


3 — Come si chiama il «migliore amico di scuola»

del protagonista


_______________________________________________


4 — Che tipo di moto guida Massimo?


_______________________________________________


5 — Descrivi la figura di Massimo quando arriva

a scuola?


_______________________________________________


6 — Come si chiamano le tre compagne di classe

di Marina?


_______________________________________________


7 — Come si chiama il gruppo musicale e il suo

leader (di cui Marina è fan)?

_______________________________________________


8 — Cosa ha disegnato Marina sulla copertina del

suo diario?


_________________________________________

Упражнение 7

Впишите определенный или неопределенный

артикль.


Esercizio 7: (Aggiungi gli articoli determinativi

o indeterminativi)


Proprio in quell’istante ____ rombo di ____ moto in lontananza catturò ___ mia attenzione: era ___ suono inconfondibile di ___ Vespa 50 con ___ marmitta truccata.

Finalmente era arrivato anche ___ mio caro amico Massimo.

Da lontano potevo chiaramente distinguere ___ sua inconfondibile figura: aveva lunghi capelli neri da vero hippy inglese, ___ occhiali da sole Ray-Ban e ___ classica sigaretta Marlboro tra ___ denti.

Con Massimo eravamo diventati grandi amici fin dai primi giorni di scuola ed eravamo anche ___ ideatori degli scherzi più divertenti fatti al malcapitato di turno, sia che questo fosse ___ semplice studente oppure ___ professore più cattivo.

Упражнение 8

Поставьте глаголы, данные в скобках, в форму

imperfetto.


Esercizio 8: (Trasforma i verbi All’imperfetto)


Istintivamente rivolsi il mio sguardo verso la prima fila, verso il banco centrale dove, finalmente, _______ (potere) ammirare Marina, stretta nel suo jeans bianco attillato che __________ (mettere) in risalto le sue forme perfette.


_____ (essere) uno spettacolo per i miei occhi perché _________ (potere) vederla di schiena, appena appoggiata sul suo banco, in precario equilibrio, intenta a parlare con la sua amica del cuore Marta e con le altre due ragazze del gruppo: Viola e Anna.


______________ (sperare) che il mio nome fosse presente nei suoi discorsi e _________ (pregare) perché girasse la sua testa verso di me: solo un piccolo istante, tanto da poter godere di quel suo sguardo intenso e, magari, strapparle un sorriso.


Qualche volta, quando ero assalito dalla noia di un’inutile lezione, _______________ (distrarsi) osservando Marina intenta a tirare fuori dallo zaino i quaderni e i libri e, trattenendo il fiato, _____________ (restare) in attesa del suo pezzo forte: il diario rosa. Marina ______ (essere) una classica sedicenne degli anni ’80.


Da lontano la ____________ (guarda) scorre velocemente quelle pagine e soffermarsi sulle foto dei «Duran Duran», un gruppo musicale molto di moda a quei tempi.

Упражнение 9

Впишите подходящие предлоги.


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